Negli ultimi anni, il consumo di contenuti audiovisivi online è cresciuto esponenzialmente, ma accanto alle piattaforme legali come Netflix e Prime Video, è proliferata anche un’ampia rete di siti pirata. Uno di questi, Streaming Community, è stato al centro di una recente operazione che segna una svolta nella lotta alla pirateria digitale in Italia: non solo i gestori, ma anche gli spettatori rischiano ora sanzioni economiche significative.
L’AGCOM, in collaborazione con la Guardia di Finanza, ha confermato l’adozione di un protocollo che permette di identificare gli utenti che accedono a contenuti pirata attraverso il proprio indirizzo IP. Si tratta di un codice assegnato a ogni dispositivo connesso a Internet e che può essere tracciato dai provider su richiesta delle autorità. Anche la navigazione in modalità “anonima” non basta a schermarsi da questo tipo di monitoraggio.
Chi viene colto in flagrante durante la visione di film o serie TV protetti da copyright può essere multato con una sanzione che parte da 154 euro e può arrivare fino a 5000 euro, in caso di recidiva. Le prime notifiche sono già state inviate a diversi utenti in Italia, a testimonianza che il nuovo sistema è pienamente operativo.
Streaming Community era una piattaforma molto nota tra gli utenti italiani, grazie a un’interfaccia user-friendly e un catalogo ricco di titoli, completamente gratuito. Il problema? Nessuno di questi contenuti era distribuito legalmente. In più, il sito faceva largo uso di pubblicità aggressive e, in alcuni casi, anche di software malevoli.
Dopo anni di attività, il sito è stato oscurato, ma non tramite il sistema automatizzato Piracy Shield, bensì attraverso un’azione diretta del Nucleo Frodi Informatiche della Guardia di Finanza. Una scelta dovuta alla tipologia di contenuti offerti: Piracy Shield si concentra in particolare sullo streaming sportivo, mentre per i film e le serie TV si agisce ancora con metodi più tradizionali.
La novità sostanziale è proprio questa: non sono più solo i gestori delle piattaforme pirata a finire sotto i riflettori, ma anche gli utenti finali. Le autorità puntano così a colpire la domanda, nella speranza che, rendendo più rischiosa la visione di contenuti illegali, sempre più persone scelgano le alternative legali.
Se fino a qualche tempo fa chi accedeva a questi siti poteva contare su una sostanziale impunità, oggi non è più così. In alcuni casi, la visione anche di un solo film può portare all’identificazione e alla sanzione, soprattutto se la connessione resta attiva per tempi prolungati.
Va chiarito che, in Italia, la visione di contenuti pirata non è un reato penale, ma un illecito amministrativo. Questo significa che non si rischiano procedimenti giudiziari.
La soluzione più semplice è scegliere piattaforme legali, molte delle quali oggi offrono anche contenuti gratuiti con pubblicità o abbonamenti a basso costo. Inoltre, è sempre più frequente l’inclusione di servizi streaming nei pacchetti Internet o mobile, riducendo ulteriormente l’incentivo ad accedere a siti pirata.