Prima di prenotare una vacanza, scegliere un hotel o decidere dove cenare, ormai quasi tutti facciamo lo stesso gesto: apriamo Google, Tripadvisor o Booking e leggiamo le recensioni. È un rito moderno, un modo per sentirci più sicuri. Ma cosa succede se quelle opinioni non sono vere?

Le false recensioni online sono diventate una delle piaghe più insidiose del web: confondono i consumatori, danneggiano gli imprenditori onesti e minano la fiducia in un sistema basato proprio sulla trasparenza.

Per questo, l’Italia ha deciso di muoversi per prima in Europa. Nel ddl Pmi, approvato in prima lettura al Senato, il Governo ha inserito una sezione interamente dedicata alla “lotta alle false recensioni”.

Il disegno di legge stabilisce regole chiare. Una recensione online sarà considerata lecita solo se:

  • è stata scritta entro 30 giorni dall’effettivo utilizzo del prodotto o servizio;

  • proviene da una persona fisica che ha realmente usufruito di quella prestazione;

  • può essere accompagnata da prove documentali, come una ricevuta o uno scontrino fiscale.

Dopo due anni dalla pubblicazione, la recensione perde automaticamente la sua validità.
Al contrario, ogni recensione “falsamente attestata come verificata” — cioè non proveniente da un utente reale — sarà illecita.

Ma la novità più importante riguarda il divieto di comprare o vendere recensioni: sarà proibito “l’acquisto e la cessione a qualsiasi titolo” di commenti, interazioni o apprezzamenti, anche tra imprenditori e intermediari, indipendentemente dal loro utilizzo finale.

Il compito di vigilare su questo nuovo ecosistema digitale sarà affidato all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust), che avrà pieni poteri investigativi, sanzionatori e di monitoraggio.

L’Antitrust dovrà anche redigere linee guida per aiutare le imprese a rispettare i requisiti di liceità delle recensioni, in collaborazione con Agcom, il Garante Privacy, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e il Ministero del Turismo.

Se approvato anche alla Camera, il provvedimento potrebbe segnare una svolta storica per la trasparenza online.
L’obiettivo è chiaro: proteggere i consumatori dalle trappole del web e garantire una concorrenza leale tra le imprese.

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