Allopatia e Omeopatia: le differenze.
Quando un disturbo mina lo stato di salute si può ricorrere principalmente o alla medicina allopatica o a quella omeopatica.
Con il termine allopatia si intende la medicina tradizionale occidentale, quella cioè che cerca di curare un sintomo annullandolo: il medico si sforza di capire i sintomi che contraddistinguono la malattia del paziente e poi somministra dei farmaci sintomatici, capaci di annullare il sintomo, pur non riuscendo sempre a curarne o individuarne la causa.
La medicina omeopatica, invece, basa tutte le sue teorie sul concetto che similia similibus curantur ovvero, mentre per la medicina tradizionale la salute identifica il perfetto funzionamento del corpo umano, quella omeopatica per salute intende l’equilibrio fra mente, corpo e spirito e quindi la malattia rappresenta uno squilibrio energetico dell’organismo che può essere risolto somministrando dei rimedi (di solito ottenuti da piante, minerali ed estratti animali) che provocano, in un soggetto sano, i sintomi riscontrati in quello malato. La somministrazione di questi rimedi ad alta diluizione (maggiore è la diluzione maggiore è la capacità del rimedio di agire in profondità nell’organismo) agiscono stimolando le normali difese immunitarie dell’individuo, promuovendo un naturale processo di guarigione.
La medicina omeopatica, viste le teorie su cui si basa, per il fatto di promuovere l’autoguarigione, si presta sicuramente al fai-da-te, anche se bisognerebbe comunque sempre rivolgersi a un omeopata almeno ad inizio terapia, poiché ogni disturbo prevede la risoluzione attraverso molteplici rimedi e il più adeguato si può individuare solo dopo attenta analisi delle caratteristiche individuali del soggetto da curare.
La medicina allopatica, infatti, tende a individuare dei protocolli terapeutici che devono poter essere validi per tutti gli individui con una certa malattia (tutti i pazienti con ulcera e Helycobacter pylori nello stomaco, per esempio, per guarire assumono antibiotici e farmaci che bloccano l’eccessiva protezione acida dello stomaco), mentre per l’omeopatia una cura per essere valida deve essere modellata sul paziente, e per farlo è indispensabile parlare con il paziente stesso e stabilire quali perturbazioni fisiche e mentali hanno determinato l’insorgenza di malattia.
Per quanto riguarda le diciture presenti sulle confezioni di rimedi omeopatici, è bene sottolineare che in etichetta solitamente è presente un numero seguito da lettere: la cifra indica il numero di diluizioni cui è stata sottoposta la sostanza iniziale (7, 9, 15, 30, ecc.), mentre le lettere denotano il metodo utilizzato:
CH (diluizione centesimale secondo il metodo di Hahnemann)
DH (diluizione decimale secondo il metodo di Hahnemann)
K (diluizione secondo il metodo di Korsakov)
LM o 50M (diluizione cinquanta millesimale)
Le basse diluizioni (2-7 CH, 6-30 K, 06-09 LM) si utilizzano soprattutto per affrontare i disturbi nella loro fase acuta; le medie diluizioni (15-30 CH, 200-1000 K, 012-018 LM) vengono utilizzate per la gestione dei disturbi cronici, mentre le diluizioni più potenti (200 CH, 1000 CH,10000 K, 024-030 LM) di solito si riservano per le malattie mentali e psichiche.