Aumenta il risparmio degli Italiani nel primo semestre del 2017
Migliora la salute economica degli italiani ed in particolar modo il risparmio: aumenta infatti la quota di risparmiatori che riesce a mettere da parte una parte del loro. Si conferma l’interesse per l’investimento immobiliare. I bassi tassi di interesse spingono i risparmiatori italiani lontano dalle obbligazioni ed essi sono sempre più inclini a sfruttare le opportunità della diversificazione offerte dal risparmio gestito. Mosse che riflettono un’alfabetizzazione finanziaria degli italiani ancora molo bassa ma che è direttamente correlata all’efficienza delle scelte, a tutela del proprio risparmio. Questo è quanto emerge dall’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2017: “Consapevolezza, fiducia, crescita: le sfide dell’educazione finanziaria”, realizzata come ogni anno da Centro Einaudi e di Intesa Sanpaolo, eseguita su un sondaggio basato su interviste effettuate da Doxa fra gennaio e febbraio 2017 a 1.024 famiglie detentrici di conto corrente bancario e/o postale o di una carta equivalente. In questa edizione dello studio, viene confermato il rilevante miglioramento del quadro generale della salute finanziaria degli italiani, già registrato l’anno precedente. Da rilevare in particolare il balzo dall’82 al 92 per cento della quota di intervistati che nell’anno in corso si è detto “finanziariamente indipendente”. La percentuale è ai massimi e sottolinea la ripresa del controllo delle famiglie sulla possibilità di spesa. Migliora anche la percezione del proprio reddito rispetto al tenore di vita: «In un solo anno – si legge nella ricerca – il saldo tra la percentuale di intervistati che lo considera sufficiente o insufficiente passa da +30 a +51 per cento. Dato frutto del rialzo dal 47,2 al 60,8 per cento della quota di chi giudica sufficiente o più che sufficiente il proprio reddito e della diminuzione dal 17,2 al 9,8 per cento di chi invece ritiene insufficiente o del tutto insufficiente il proprio reddito».
Aumenta anche la propensione media al risparmio che passa dal 9,6 all’11,8 per cento del reddito. L’indagine distingue tra risparmiatori intenzionali e non intenzionali, denotando che la crescita dei primi sia superiori ai secondi, indice che le famiglie, si legge, stanno tornando a progettare.
I dati sul risparmio fanno emergere una maggiore serenità per quanto riguarda le prospettive a lungo termine. Da una parte cresce il risparmio previdenziale: sale dal 6,7 al 19,1 per cento la quota di intervistati che giudicano sufficienti le entrate di cui disporrà al momento di andare in pensione, parallelamente ad una maggiore consapevolezza dell’impatto delle riforme sul proprio destino previdenziale, segno che almeno un italiano su cinque è stato in grado – per disponibilità economica e per conoscenza della materia – di passare alle contromisure. Il miglioramento del clima complessivo si riflette nella maggiore attitudine alla “pazienza” finanziaria: passa infatti dal 32,7 per cento al 37 per cento la quota degli intervistati disponibile ad attendere tre o più anni prima di tirare le somme su un investimento.. Il patrimonio medio investito in obbligazioni è sceso dal 27 al 25 per cento e parallelamente cresce il risparmio gestito dall’8 al 13 per cento del campione. Due le motivazioni registrate dal sondaggio: il risparmio gestito in primo luogo diversifica i rischi più di quanto si possa fare da soli, secondo il 55% del campione; del risparmio gestito, in secondo luogo, non ci si deve più occupare, per il 46 per cento degli intervistati, perché sottende una difficoltà a scegliere gli investimenti.
Importanti anche i dati riguardanti gli investimenti nel mattone: il 5% dei risparmiatori italiani, secondo l’indagine Centro Einaudi Intesa Sanpaolo, ha infatti investito nel 2016 nel mattone. I dati consolidati riferiscono che il 77,6% delle famiglie intervistate vive in un’abitazione di proprietà per un valore medio, per famiglia, del patrimonio immobiliare, auto-stimato al netto dei mutui in corso, vicino ai 217 mila euro. Complessivamente la ricchezza immobiliare degli italiani è pari a circa 3 volte e mezzo il Pil, circa il doppio della ricchezza mobiliare.
Nota dolente invece per quanto riguarda il livello di alfabetizzazione finanziaria: a corredo dell’indagine è stato infatti realizzato un extra sondaggio su un campione di 540 adulti maggiorenni per registrarne il livello di educazione finanziaria e anche questa indagine, come quelle realizzate nel recente e meno recente passato, confermano il livello insufficiente di preparazione degli italiani di fronte alle scelte finanziarie. Solo il 22% è in grado infatti di rispondere correttamente alle tre domande chiave (le “big three” di Lusardi e Mitchell, studiose della materia a livello internazionale) su inflazione, diversificazione e tassi di interesse.
“Realizzato nell’ambito del Programma generale d’intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2015”