Le nuove etichette europee ci dicono quanto consuma davvero un’aspirapolvere.
La Corte UE ha dato ragione all’azienda inglese: dall’inizio di settembre cambia il modo in cui viene assegnata la classe energetica agli apparecchi. Ma intanto i consumatori abbandonano i vecchi modelli a corrente e preferiscono quelli a batteria.
Dal primo settembre l’Unione Europea ha vietato la vendita di aspirapolvere oltre i 900 Watt e introdotto nuove etichette che dovrebbero rispecchiare meglio i consumi reali. Così, mentre i giornali inglesi riportano scene di isteria nei negozi per accaparrarsi gli ultimi aspirapolveri superpotenti, si celebra l’ultimo capitolo di una lunga lotta tra Dyson e altri produttori, in primis Bosch e Siemens. Le aziende tedesche avrebbero infatti introdotto nei loro prodotti un sistema per regolare automaticamente la velocità del motore quando il sacchetto è pieno e conservare intatta la potenza di aspirazione. Ma questo implicherebbe un aumento dei consumi, mentre l’etichetta (e la classe energetica) vengono assegnate sulla base di test effettuati col sacchetto vuoto. Secondo Dyson, così, un apparecchio da 750 W nell’uso concreto potrebbe quindi arrivare a consumare fino a 1600 W, e passare così dalla classe A alla D o E.
Lo scorso maggio una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha dato ragione all’azienda inglese, che lamentava tra l’altro una discriminazione a sfavore dei loro prodotti (Dyson ha inventato la tecnologia “ciclonica”, che non fa uso di sacchetti per la polvere): «Si tratta di una vittoria storica per i consumatori, che avvalora la nostra visione secondo cui i test debbano rappresentare le prestazioni degli apparecchi utilizzati a casa. Di fatto la Commissione Europea ha reso questo test irrilevante e fuorviante per i consumatori. Dyson è stato l’unico produttore a proporre una limitazione della potenza in watt dei motori, presentandola coma la soluzione più efficace per ridurre il consumo energetico e per ottenere una maggiore efficienza. Dyson infatti sviluppa dispositivi altamente performanti da utilizzare in condizioni domestiche reali», commenta MaxConze, CEO di Dyson.
Non necessariamente un aspirapolvere che consuma di più aspira di più, insomma: e così i nuovi test non valutano più la potenza ma l’efficienza energetica. La vittoria dell’azienda di Conze, però, cambierà poco, perché gli aspirapolveri a filo si vendono sempre meno, mentre cresce rapidamente il mercato di quelli a batteria (nel caso di Dyson il rapporto è di uno a cinque), per i quali l’etichetta non è obbligatoria.
«Siamo estremamente favorevoli all’introduzione della nuova etichetta energetica che per noi rappresenta un grande valore per il consumatore finale», commenta Beppe Fumagalli, CEO di Candy Group, di cui fa parte il marchio Hoover, che in americano è sinonimo di aspirapolvere. «In particolare la nuova etichetta, che introduce un limite ai consumi elettrici e la riduzione delle emissioni acustiche, sta portando significativi vantaggi ai destinatari dei nostri prodotti nel rispetto dei migliori standard ambientali e di servizio».
D’accordo anche Samsung: «L’etichetta energetica non prende in considerazione alcuni elementi come la quantità di sporco raccolto nel contenitore, che in alcuni casi può determinare cali di potenza dati da grovigli di polvere, capelli, peli di animali domestici», afferma Emanuele De Longhi della divisione Home Appliances dell’azienda coreana. «La nostra nuova gamma di aspirapolvere senza sacco che arriva sul mercato in concomitanza alla nuova etichettatura energetica è dotata della tecnologia anti-intasamento per avere prestazioni eccellenti sempre costanti con consumi energetici in classe A++»
“Realizzato nell’ambito del Programma generale d’intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2015”