Mercato libero: chi guadagna e chi perde
Capire esattamente chi guadagna e chi perde con l’abbandono della maggior tutela non è un’impresa facile, perché molto dipende dal contesto di mercato e dalle condizioni previste dai contratti. Il principio di massima è che il prezzo dell’energia al cliente viene fissato direttamente dal fornitore: accade, però, che in una fase di prezzi crescenti delle materie prime, così come accadeva qualche tempo fa con il petrolio, fermare il prezzo dell’energia per due anni era conveniente rispetto alla maggior tutela, che subisce invece aggiornamenti periodici.
Un po’ come quando si deve decidere se fare un mutuo a tasso fisso o a tasso variabile in base alle attese di andamento dei tassi di interesse. Resta il fatto che, comunque, molte famiglie (circa il 32% nel solo 2015 secondo l’Autorità per l’energia) sono già passate al mercato libero, evidentemente convinte dalle politiche di marketing delle utility, e in molti casi si sono trovate a pagare di più.
Lo slittamento di un anno non sembra preoccupare molto le utility, soprattutto quelle come Enel, A2A, Acea, che comunque continue-ranno a mantenere i clienti nella fascia protetta. Solo per Enel, che controlla il 50% del mercato, questi sono circa 20 milioni. Quando ci sarà l’obbligo di passare al libero mercato, queste utility rischieranno infatti che quel pacchetto di utenti sia aggredito dal-la concorrenza. A quel punto, forse, avranno una spinta maggiore per proporre condizioni più interessanti rispetto a quelle proposte oggi (a chi accetta di passare al libero mercato) e cercheranno di vendere servizi aggiuntivi che possano catturare l’interesse del cliente (e che aumenteranno i ricavi per l’utility). La strategia commerciale che punta su maggiori servizi da vendere ai clienti, in particolare, è uno dei pilastri del piano industriale di Enel 2017-2019.