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Newsletter_5 del 27.04.2017

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Onicomicosi: a rischio soprattutto le donne tra i 40 e i 60 anni

Unghie sempre più in vista e sempre più a rischio. Soprattutto nel gentil sesso che trasforma sempre più spesso le estremità di mani e piedi come vere e proprie tele su cui dipingere piccoli grandi capolavori. È la nail art e a volte è davvero creatrice di opere d’arte di pochi centimetri. L’importante è che sia fatta a regola d’arte, appunto. E che l’unghia non sia bersaglio di manovre aggressive, con prodotti scadenti. Altrimenti il risultato non sarebbe affatto gradevole, con un’infezione in agguato. La più diffusa di tutte è l’onicomicosi, in netto aumento in questi ultimi anni: interessa il 10% delle persone, percentuale che sale fino al 15, 20% nelle donne fra i 40 e i 60 anni, le quali sono le principali vittime del “malessere graffiante” a causa di smalti permanenti, solventi, ricostruzioni e manicure improvvisate. Ma anche: scarpe strette, tacchi alti, ambienti caldo-umidi come piscine o centri termali. Come sottolinea Antonino di Pietro presidente dell’International Society of Plastic-Regenerative and Oncologic Dermatology: «L’onicomicosi è la più comune delle infezioni fungine che insorge a causa dell’attacco di lieviti, muffe ma soprattutto di un fungo. Questo riesce a penetrare nell’unghia attraverso microfessure e crepe, abbattere la cheratina, sostanza di cui è principalmente costituita, nutrirsene per crescere più velocemente, arrivando fino a modificare il PH dell’unghia che, da acido, diventa alcalino».
Ecco allora che da sana, ovvero liscia, trasparente rosea e regolare diventa fragile e sottile, deformata, opaca. E può essere la spia di qualche carenza dell’organismo alla quale fare attenzione. Per esempio delle macchiette nere possono evidenziare piccole emorragie causate da un trauma. Striature o solchi, invece, indicano una scarsa presenza nella dieta di vitamine e sali minerali, soprattutto di ferro e di zinco.

“Realizzato nell’ambito del Programma generale d’intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2015”

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