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Newsletter_7 del 30.05.2017

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Dual Quality: stesso marchio, composizioni diverse

Noti marchi internazionali del food&beverage vendono prodotti con standard composizionali e qualitativi diversi sotto lo stesso marchio, in apparenza del tutto uguali, , soprattutto nei paesi dell’Est Europa, laddove vi è un minore potere di acquisto dei consumatori.
Sebbene si riconosca che il problema in sé non è motivo di preoccupazioni per la sicurezza alimentare e seppure lo stesso status di “frode alimentare” non sia così chiaramente definito, la “dual quality”, ovvero, la differente modalità produttiva- come standard di quailtà ma anche come ricette di prodotti alimentari formalmente con lo stesso marchio e nome è da qualche tempo un problema emergente in ambito UE.
Questo crea un crepa non solo nelle politiche a tutela dei diritti contrattuali dei consumatori, ma anche una frammentazione ingiustificata del mercato interno, con diversi standard di qualità a seconda dei paesi.
E un danno alla salute delle popolazioni dell’est Europa, che si vedono offrire alimenti dal più scarso contenuto qualitativo.
Repubblica-Ceca, Slovacchia e Ungheria stanno in tal senso proponendo una legislazione europea che armonizzi il più possibile i prodotti venduti nei diversi paesi, ricalcando almeno in parte quanto accaduto entro la pregressa giurisprudenza UE, che con una sentenza (“Principio Smanor” 14/7/1988, C-298/87,), ha dichiarato che le differenze qualitative tra due prodotti (generici stavolta) con lo stesso nome commerciale debbano essere minime e non in grado di pregiudicare l’uguale utilizzo degli alimenti.

“Realizzato nell’ambito del Programma generale d’intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2015”

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